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borgosantanna

10 Gennaio 2019

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Dalla collaborazione con Fabio Mirici Cappa, nasce il ristorante che punta alla riscoperta dei piatti e dei gesti della tradizione delle langhe, rivisitati in chiave moderna.

BORGO SANT'ANNA

Arancione, come le radici che ci nutrono e ci tengono bene ancorati a terra. Verde, come le colline delle Langhe, modellate dal secolare susseguirsi di generazioni di contadini. Giallo, come il mood del progetto: leggero, easy, divertente. Rosso, come la passione per il proprio lavoro, certo, ma anche come la polpa delle cose, rosso come il sapore. Viola, come la buccia delle uve nei vitigni che circondano la borgata, preludio di quello che sarà uno dei vini più pregiati al mondo, il Barolo DOCG. Azzurro, perché è il colore della quiete, a testimoniare l’atmosfera di pace e tranquillità che qui si respira. Marrone, a evocare la terra, ma anche a simboleggiare la storia e la cultura contadina che a questa stessa terra sono legate a doppio filo.

 

Sono i colori di Borgo Sant’Anna, sette cerchi – che richiamano l’anello entro il quale è racchiusa la piccola borgata, nel territorio di Monforte d’Alba – idealmente disposti a formare un grappolo, perché è impossibile pensare alle Langhe senza che la mente corra agli straordinari vini che questa terra è capace di offrire. E sulle botti all’interno delle quali il nebbiolo pazientemente invecchia, gelosamente custodito nel segreto della cantina, una scritta balza all’occhio di chi legge: “Atto a divenire Barolo”. Il vino che riposa nel legno si sta preparando a trasformarsi in qualcosa di memorabile: uno dei Rossi più celebri e apprezzati al mondo, il re dei vini. E così è la cucina di Pasquale Laera: in continua evoluzione.

 

Le radici della sua cucina affondano nella terra in cui è nato, la Puglia, ma la compiutezza della sua proposta culinaria arriva in quel Piemonte che è oggi la sua casa. Il suo progetto, immaginato e realizzato insieme al maître Fabio Mirici Cappa, è l’incontro tra Nord e Sud, tra i profumi del mare e i sapori delle Langhe, in un luogo che è da sempre crocevia di contaminazioni, che mai riescono tuttavia a intaccare quell’orgoglioso senso di appartenenza alla terra che è tipico delle Langhe. Umiltà, caparbietà, senso del lavoro: il mondo della cucina ha molto in comune con quello di chi lavora la vigna. La scelta delle Langhe deriva dalla volontà di misurarsi con la sfida di esplorare le potenzialità di questo territorio, rispettandone le peculiarità e la bellezza, unendo il meglio della grande tradizione culinaria italiana ai più svariati stimoli provenienti dal mondo intero, senza dare nulla per scontato.

MONFORTE D'ALBA

Per scoprire Borgo Sant’Anna, basta imboccare una strada di campagna che si inerpica, a mezza costa, tra le colline di Monforte d’Alba: qui, al fondo di una strada bianca, immerso tra i vigneti, attraversando l’arco che dà accesso a questo luogo d’incanto, si entra in uno spazio quasi fuori dal tempo, in cui fermarsi a godere delle meraviglie del paesaggio, lontani dalla frenesia del quotidiano, respirando l’odore della terra e delle vigne.

Un antico complesso, dove un tempo la gente del posto veniva per cuocere le farine nel forno a legna. Un anello, a racchiudere quanto di più prezioso le Langhe possono offrire: profumi e sapori di una terra che nella valorizzazione delle proprie tradizioni enogastronomiche ha trovato il proprio Olimpo, capace di innovare e contaminarsi, senza mai perdere la propria identità.

Così, superati gli alberi che per una vita hanno fatto ombra ai contadini della zona, si entra nel ristorante. Nelle sale, i materiali di una volta: legno e marmo – nero e pregiato, quello della cucina –, per un’atmosfera autenticamente calda, casalinga, quasi famigliare, dove eleganza e semplicità si esaltano a vicenda. Un luogo informale, senza ingessature e formalismi, in cui riscoprire i sapori della tradizione.

 

Qui saperi tramandati e sapori contadini vengono rivisitati, mescolando stili e ingredienti fino a dar vita a qualcosa di inedito, ma familiare. È la riscoperta dei piatti di una volta, della pasta con la semola, dei macaron dël frèt, del profumo del soffritto di cipolla, delle verdure dell’orto, delle acciughe e della pasta dello scambio, delle anguille e del baccalà alla piemontese, della cisrà e dei legumi, dell’agresto, della cottura nelle pentole di terracotta della nonna. Ricette riviste alla luce delle esperienze vissute dallo chef nel suo viaggio per il mondo, alla ricerca dell’esperienza e della crescita umana e professionale che lo porta a mettere nei propri piatti un mix sensazionale di tradizione e avanguardia.